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Giardino incantato

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Nella fiaba che vi presento, dal titolo «Giardino incantato», scritta nel corso di un laboratorio di evoluzione personale con le tecniche artistiche e narrative del Metodo Autobiografico Creativo, l’autrice, Barbara Orlando, ci mostra come l’incontro con l’altrui diversità non sempre si debba tradurre in una sterile opposizione, nella pregiudiziale convinzione che solo la propria posizione sia quella corretta. È sufficiente, infatti, prendere consapevolezza dell’unicità e dell’irripetibilità di ciascuno affinché l’incontro con l’altro si riveli una fonte inesauribile di creatività e di reciproco arricchimento.

GIARDINO INCANTATO

C’era una volta una dolce bambina, il suo nome era Luce.

La piccola Luce era sempre vista in modo strano dagli abitanti del paese perché amava passare il tempo nel giardino di casa a parlare con le piante e con unicorni alati. Sapeva che non le avrebbero mai risposto, ma era più forte di lei.

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Ogni giorno, sotto lo sguardo tenero della mamma, usciva in giardino e andava ad accarezzare ogni foglia e ogni fiore che incontrava, parlava con loro e se ne prendeva cura annaffiandoli con amore.

Un giorno, però, sentì una voce provenire dal prato, proprio dove c’era un gruppo di margherite. Luce si avvicinò e vide una di loro muoversi in maniera strana, sembrava quasi singhiozzare… la piccola era incredula! Finalmente una di loro avrebbe parlato con lei!

«Che succede? Perché piangi?»

In quel momento, la margherita alzò petali e corolla e sotto si mostrò un piccolo visino: «Questa mattina, quando è sorto il sole, mi sono ritrovata braccia e gambe, ma io queste cose non le voglio! Voglio essere come le altre, ondeggiare al soffio del vento e starmene tranquilla a prendere il sole! Perché avere gli arti se non posso muovermi?!».

Alla piccola Luce venne in mente di chiamare la mamma per farsi aiutare. Ovviamente anche lei non poteva credere a quel che vedeva ma con pazienza aiutò la piccola a sradicare il fiore e a renderlo libero da tutta quella terra. La margherita iniziò a correre e a saltare colma di gioia! Si rese conto che, tutto sommato, non era poi così male gironzolare libera nel prato…

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Passarono i giorni e Luce si affezionò molto alla sua nuova amica, ma quest’ultima iniziò a sentire la mancanza delle sue vecchie compagne con cui prendeva il sole, nonostante la libertà e la gioia di cui godeva ogni giorno. Luce, che era una bambina molto sensibile, si accorse che qualcosa non andava e un giorno prese coraggio e l’affrontò: «Che succede margherita?».

«Mi mancano le mie amichette, ma non so se voglio tornare come prima, perché a quel punto, mi mancheresti tu!»

Luce la rassicurò: «Mamma risolve sempre tutto, andiamo a parlare con lei!».

La mamma le tranquillizzò promettendo loro che la sera stessa avrebbe chiamato la fata della Luna per chiederle aiuto.

Luce era esterrefatta! La mamma conosceva una fata e non gliel’aveva mai detto! Pensò che in fondo non era poi così strana con i suoi pensieri sugli unicorni, i fiori e le foglie…

Quella sera aspettarono che salisse la Luna e tutte e tre alla finestra osservavano la sua bellezza e la luce che pian piano rischiarava il cielo. Ad un tratto, la mamma disse: «Fatina della Luna vieni qui giù, ho un problemino che puoi risolvere solo tu».

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Dalla Luna partì uno splendido fascio di luce e in un attimo la fatina era lì davanti ai loro occhi. Spiegò loro che l’unico modo per risolvere il problema era cercare chi l’avesse trasformata in quel modo, ma la margherita questo non lo sapeva!

Così la fata della Luna soffiò una polverina magica su tutto il giardino affinché ogni elemento della natura presente potesse aiutarle a scoprire cosa fosse successo.

Un piccolo riccio spuntò da sotto un cespuglio e raccontò che qualche tempo prima si vedeva spesso la Streghetta delle Ortiche gironzolare di notte. Così, si recarono al cespuglio di ortiche, che se ne stavano beate a ridacchiare al solo pensiero che da lì a breve avrebbero visto quelle quattro tutte arrossate. Inoltre, la streghetta, sapendo di averla fatta grossa, aveva intensificato il loro effetto, proprio per proteggersi e starsene rintanata tra le loro foglie.

La chiamarono più volte, ma non c’era niente da fare!

La fatina della Luna ricordò che la streghetta era ghiotta delle bacche del bosco. Così decise che dovevano partire per andare a raccoglierle, ma c’era un’unica via… le gallerie della sua amica talpa.

Margherita e la fatina si calarono così nel tunnel, pronte ad affrontare ogni animale viscido e spaventoso che avrebbero incontrato.

Ma non andò esattamente come pensavano… Il viscido lombrico era un simpatico timidone che si vergognava delle scie che lasciava. Il ragno peloso era un amante della giocoleria e sognava di fare spettacoli nei prati senza vedere gli altri insetti spaventati dal suo aspetto. La talpa avrebbe tanto voluto costruire una biblioteca perché amava i libri. La dolce coccinella… ecco lei sì che fu una scoperta inaspettata! Non era affatto così dolce e carina come poteva sembrare. Infatti, iniziò a inseguirle per potersi mangiare la margherita e dato che i poteri della fata non funzionavano di giorno, e per giunta sotto terra, riuscirono a scamparla solo grazie al ragno che, alla velocità della luce, tessé una tela e le bloccò la strada.

Finalmente arrivarono nel bosco, raccolsero le bacche e, con la protezione dei loro nuovi amici, tornarono a casa sane e salve.

Si recarono al cespuglio di ortiche e finalmente la streghetta uscì allo scoperto.

Dopo aver divorato le bacche, si mostrò molto dispiaciuta per quello che aveva fatto, ma spiegò loro che desiderava così tanto avere per amica una margherita, che non si era resa conto che la stava portando via dalle sue abitudini e dalle sue compagne.

Margherita, a quel punto, l’abbracciò forte ringraziandola per averle fatto scoprire cos’erano la libertà, il divertimento e la gioia di potersi muovere e streghetta capì che, tutto sommato, le sue azioni non erano state poi così tanto sbagliate.

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Dato che aveva compiuto la prima magia, solo lei poteva trovare la soluzione a tutto. Diede, quindi, a margherita la possibilità di trasformarsi quando lo desiderava e la stessa cosa fece con tutti i componenti del giardino.

Da quel giorno, Luce non si sentì più così strana e diversa dalle altre e, come streghetta, mai più tanto sola!

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