Nella fiaba che vi presento, dal titolo «Il coraggio di Aco», scritta nel corso di un laboratorio di evoluzione personale con le tecniche artistiche e narrative del Metodo Autobiografico Creativo, l’autrice, Serena, ci mostra come i pregiudizi ci impediscano spesso di vedere, alimentando profezie che puntualmente si autoavverano. Basta, però, il coraggio di qualcuno che vada oltre gli stereotipi universalmente condivisi perché un nuovo mondo appaia improvvisamente all’orizzonte.
IL CORAGGIO DI ACO
C’era una volta, in un bosco lontano lontano, un villaggio fatato, abitato da tanti gnomi e fate. Gnomi e fate avevano il compito di proteggere il bosco e gli animali che vi abitavano da un grande pericolo: l’uomo.
Sicuramente penserete: “ma come fanno degli gnomi piccoli piccoli a combattere l’uomo che è grande cento volte tanto?”.
Gnomi e fate avevano dalla loro parte la fortuna di saper usare la magia: ognuno di loro possedeva un piccolo sacchetto pieno di polvere magica che usava nel caso in cui l’uomo fosse entrato nel loro bosco. Bastava spargere della polvere in aria e il bosco, con tutti gli animali, improvvisamente spariva, fino a quando l’uomo non sarebbe andato via.
Un gruppo di gnomi faceva da sentinella: il posto di guardia era un fungo sul quale lo gnomo di turno saliva e stava seduto per un giorno intero. Nel caso in cui avesse sentito i passi dell’uomo, lo gnomo avrebbe dovuto tirare il filo di una ragnatela al quale era attaccata una campanella che suonava per avvisare del pericolo; così tutti gli gnomi e le fate potevano cospargere la polvere sul bosco e farlo sparire.
Tra tutti gli gnomi addetti alla guardia, però, ce n’era uno di nome Aco che non credeva che tutti gli uomini fossero pericolosi e cattivi. Ne era certo perché qualche tempo prima aveva visto poco lontano un bambino che aiutava una piccola volpe ferita. Come poteva, pensava Aco, un bambino così essere cattivo?
Aco allora ne parlò con lo gnomo più vecchio e saggio del villaggio che non credette però alle parole dello gnomo sentinella.
Così Aco, triste per non essere stato creduto, decise di andare alla ricerca di quel bambino. Portò con sé un bel po’ di pozione magica nel caso in cui si fosse trovato in pericolo e partì.
Camminò per giorni e giorni ma del bambino nessuna traccia. Chiese aiuto agli animali che incontrò lungo la strada ma nessuno conosceva quel bambino. Aco pensò che forse lo gnomo vecchio e saggio avesse avuto ragione a non credere alla sua storia e disse tra sé e sé: «magari è stato solo un sogno, forse è vero che non esistono uomini buoni».
Lo gnomo riprese il suo cammino un po’ sconsolato ma deciso a trovare quel bambino per dimostrare a tutti che aveva ragione.
Improvvisamente, si ritrovò davanti a una casa, tutta in legno e davanti a lui un uomo con il fucile. Aco si spaventò e cercò la polvere per sparire, ma non la trovò, l’aveva persa durante il cammino. L’uomo lo vide, lo prese per il cappello, lo mise in una gabbietta e lo portò in casa.
Aco ormai aveva perso le speranze, era convinto che non sarebbe mai più tornato al suo bosco fatato.
Passavano i giorni e Aco aveva fame, ma l’uomo non gli dava mai da mangiare per cui lo gnomo aveva perso tutte le forze. Ma un giorno dalla porta entrò un bambino. Aco pensò che fosse un’allucinazione, ma era proprio lui, era il bambino che tanto aveva cercato.
Quel bambino, che cercava sempre di salvare tutti gli animali che il papà catturava, era il figlio del cacciatore che aveva catturato Aco.
Aco, con un filo di voce, chiese aiuto e il bambino si accorse di lui. Gli diede subito da mangiare e da bere e lo liberò dalla gabbia. Una volta riprese le forze, Aco decise di portare il bambino nel bosco per fargli vedere il suo villaggio e per far conoscere allo gnomo saggio quel bambino tanto buono.
Da quel giorno, a difesa del bosco incantato, non ci furono solo gnomi e fate, non ci furono solo polvere magica e gnomi sentinella, ma anche un piccolo bambino con il cuore tanto grande e buono.