Ogni volta che ci avviciniamo ad un racconto, sia esso una leggenda, un mito o una fiaba, ci troviamo di fronte ad un prezioso contenitore di idee e immagini che fanno parte del ricco repertorio dell’interiorità di ogni persona. Attraverso pagine nuove o antiche non facciamo che accostarci allo stesso prezioso e multiforme racconto che narra la storia della parabola umana nelle sue mille e variegate sfaccettature.
“Ciascuno di noi – come scrive J. Campbell in L’eroe dai mille volti – possiede il proprio personale, intimo, elementare e tuttavia potente pantheon di sogni” e la fiaba si presta come strumento potente per accedere a questa nostra dimensione ed esplorarne elementi e potenzialità. Attraverso il Metodo autobiografico creativo di Stefano Centonze ci vengono offerti vari e numerosi mezzi al riguardo.
Uno di questi coinvolge la scelta dei personaggi della nostra fiaba, il loro sviluppo e il significato simbolico che essi rivestono, utile alla nostra crescita personale. Ciascuno di essi ha un suo ruolo non solo nell’economia generale del narrare, ma anche in quella del vissuto a cui stiamo dando forma attraverso la nostra fiaba.
D’altra parte, sappiamo che ciò che conosciamo di noi non è che la punta di un profondo iceberg che nasconde nelle immensità marine, mondi e desideri, a tratti spaventosi, che rendono la personalità di ogni uomo tanto affascinante quanto imprevedibile e mai totalmente conoscibile. Ecco che attraverso i personaggi che si muovono in un racconto prodotto durante un’attività del Metodo autobiografico creativo, possono emergere diversi aspetti di questo mondo sommerso con tutto ciò che di nuovo e potente questo può portare nella nostra esistenza.
In ogni figura che compare nella narrazione troviamo, in fondo, un piccolo pezzo di noi, poiché essa ci permette di dare spazio ad uno dei tanti e differenti aspetti che ci compongono.
Si tratta, inoltre, di una strada quanto mai proficua per poter riscoprire ed esercitare la nostra intelligenza emotiva: il dialogo con una parte di noi, spesso sconosciuta, che avviene creando e sviluppando i personaggi della propria fiaba, diventa il mezzo per comprenderci meglio, acquistare consapevolezza di noi stessi e sviluppare un nuovo modo di percepirci più maturo e costruttivo. E questo dialogo che andiamo intrecciando con la nostra intima essenza attraverso i mezzi creativi dell’arte e della scrittura creativa, è il primo indispensabile passo per poter sviluppare le nostre capacità relazionali e la nostra empatia: più riusciamo a percepirci, conoscerci e avere un rapporto positivo con noi stessi, più – spontaneamente – migliorerà il nostro relazionarci anche con l’altro.
Saper entrare nel profondo del nostro personaggio è dunque scoprire nuove parti di noi, guidati dalla piacevolezza dell’uso dei mezzi artistici e della creatività, fatti di colori, profumi, sensazioni tattili e immagini che prendono forma su fogli o nello spazio.
Non sempre accostarsi a questo processo è semplice: il nuovo, specie se ci riguarda, ci spaventa. Ed è proprio il potere metaforico del narrare che da sempre guida questo percorso per ogni uomo: la storia – sia esso un racconto attorno al fuoco, la lettura di un libro o un film visto in televisione – è uno strumento prezioso per prendere consapevolezza dei contenuti più nascosti della nostra personalità.
Attraverso una produttiva leggerezza, data dallo sperimentare con esercizi creativi, diamo vita ad un eroe, un antagonista, l’aiutante magico, il saggio e tante altre figure che nella compiutezza della fiaba, sviluppano temi e vissuti a noi cari e che difficilmente avremmo affrontato in altri modi. Attraverso la dimensione dell’intuizione e del linguaggio analogico, troviamo una via maestra per esplorare i nostri mondi perduti: la creatività è, infatti, la lingua naturale della nostra interiorità.
Pensiamo, per esempio, all’affascinante e complesso percorso che Jung compie ne “Il libro rosso”, dove con l’aiuto della produzione artistica e di esercizi di meditazione e immaginazione attiva, egli giunge a osservare parti del proprio essere che difficilmente avrebbe potuto contattare con i mezzi offerti dalla razionalità.
Anche il bambino quando disegna racconta di un suo mondo interiore, molto intimo e molto concreto, fatto di ciò che vive e di ciò che è racchiuso in lui come dono unico e prezioso. In quel foglio pieno di colori e personaggi egli esprime il suo modo di vedere la vita e allo stesso tempo impara a conoscere, dando al suo vissuto uno spazio e un tempo attraverso la tangibilità del creare un manufatto, dell’osservare ciò che è stato prodotto e poi del condividerlo e narrarlo.
Dare forma a sogni, sensazioni, idee e, partendo da questo, lavorare sulla propria fiaba personale attraverso il metodo proposto dal percorso formativo di Art Coaching, è quindi un’occasione preziosa e unica per accrescere le proprie risorse emotive, le proprie abilità relazionali e contattare il proprio personalissimo modo di essere, al fine di migliorare la propria vita sia in ambito personale che professionale.
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