Nella fiaba che vi presento, dal titolo «La barca», scritta nel corso di un laboratorio di evoluzione personale con le tecniche artistiche e narrative del Metodo Autobiografico Creativo, l’autrice, Sara Marras, ci descrive, attraverso le entusiasmanti avventure della barca Graziosa, le ansie e i timori connessi all’uscire fuori dalla propria zona di comfort per allargare lo sguardo e vedere oltre. Trovare, però, il coraggio per superare le nostre paure e andare oltre i nostri limiti rende la vita più felice e ci porta in dono la libertà.
LA BARCA
C’era una volta una barca. Era piccola e snella, con una bella vela gialla. Era molto orgogliosa della sua vela e la sfoggiava fiera, esponendola al vento per farla gonfiare. La sua passione era navigare sull’acqua calma e blu e ammirare il gioco di colore che il sole creava proiettando sul mare l’ombra della sua vela gialla. Andava in giro vantandosi di avere un’ombra verde. La piccola barca era molto curiosa del mondo sconosciuto e sconfinato che si estendeva oltre il limite della sua tranquilla baia. Era felice tra le sue coste, ma ogni tanto sentiva che oltre quell’orizzonte, sempre calmo, si estendeva un universo meraviglioso.
Un giorno, mentre giocava a rincorrersi con un gruppo di suoi amici delfini, sentì posarsi sul suo albero maestro un vecchio sconosciuto gabbiano. Aveva molte cicatrici, una benda nera sull’occhio e fumava la pipa. Gracchiò un po’ sconsolato e chiese il permesso di potersi riposare un poco. Ritornava da una lunga avventura. La barca, il cui nome era Graziosa, non era più in sé dalla contentezza e, cercando di nascondere l’entusiasmo, esclamò: «Raccontami vecchio amico gabbiano!!! Sono certa che sei custode di importanti segreti e conoscitore di grandi avventure. Ti chiedo quindi di farmi partecipe della tua storia e del tuo sapere. Io non ho mai lasciato la baia, ma desidero tanto saper cosa accade oltre il promontorio!».
Allora il gabbiano, che si chiamava John, disse: «Cara amica, il tuo desiderio è lecito e la tua richiesta mi lusinga. Ma non potrò confidarti i miei segreti, se tu prima non mi farai una promessa». La barchetta era giovane ma aveva imparato che, prima della fiducia, occorre sentirsi sicuri. Allora gli rispose: «Io ti prometterò volentieri amico gabbiano, ma prima dimmi cosa io debba promettere, in modo da poter scegliere». Rispose il gabbiano: «Amica cara, in certe occasioni la conoscenza è facilmente accessibile e può aiutarci a gestire meglio le cose della vita, ma la vita no, la vita non potrà mai essere conosciuta se prima non si sente una fiducia assoluta e se non si è disposti a pagare qualsiasi prezzo pur di conoscerla. Quindi volentieri ti rivelerei il contenuto della promessa che dovrai fare, ma se tu vorrai conoscere il Grande Mondo devi essere disposta a promettere e fare ogni cosa.».
La barchetta non era contenta della risposta ricevuta e pensò: “Insomma, questo vecchio gabbiano spennacchiato la fa un po’ troppo lunga. Cosa mai avrà visto di così straordinario da chiedermi di promettere qualsiasi cosa a priori?”. Ma il suo desiderio di conoscere era più forte della sua grande paura. Il vento, alzandosi in quell’istante, le gonfiò la vela e lei capì che era giunto il momento di andare anche se non era tanto sicura di sé. Pensò: “Se proprio non potrò mantenere la promessa, cercherò di rimediare in qualche altro modo”.
Disse allora al gabbiano: «Sono disposta a fare la promessa pur di sapere cosa c’è oltre la baia». Il gabbiano non le rispose subito, guardava l’orizzonte mentre il sole tramontava e il suo cuore era in tumulto. D’altronde chi era lui per chiederle così tanto? Ma aveva sentito bene con le sue orecchie da vecchio e navigato gabbiano: lei voleva conoscere! Non condividere il nostro sapere quando incontriamo qualcuno che desidera conoscerlo porta solitudine, amarezza e tristezza. John decise che non poteva lasciare quella nuova amica senza averle svelato il suo segreto.
La barca, dal canto suo, pensava: “Forse non mi ha sentita, potrei fare finta di nulla e tornare a navigare tranquilla”. Ma ogni promessa e ogni desiderio vengono riecheggiati dall’infinito Universo. Perciò il gabbiano parlò: «Fermati giovine barca. Se davvero sarai coraggiosa e vorrai sapere, io ti racconterò. Ma, visto che hai promesso, dalla tua promessa inizieremo. Sappi però che se non la manterrai, una grande sfortuna sino alla fine dei tuoi giorni avrai». La barca si allarmò un poco ma era anche tanto orgogliosa e mai avrebbe dimostrato la sua paura. Perciò gli rispose: «Sono pronta, cosa devo fare?». Si sentì rispondere: «Devi prendere il largo, andare oltre il promontorio e ricercare l’antica stella di Manash. Quella stella si vede solo una notte ogni mille tramonti e compare in occasione della notte di plenilunio in cui il Circolo dei Granchi del Polo Nord indice una danza magica girando tre volte in senso orario e cinque in senso antiorario intorno all’isola chiamata dagli umani: Islanda». La barca rimase senza parole e, sconcertata, chiese quando sarebbe stata la prossima riunione. E sentì il gabbiano risponderle: «Ogni qualvolta una giovane barca, con una vela gialla, attraversando i sette mari, fa giungere loro la notizia che desidera vedere la stella di Manash». La barca disse: «E quindi dovrei andare in giro per ogni dove a parlare con chiunque di questa fantomatica stella?». Il gabbiano disse: «Certo, e poi quando l’avrai vista torna indietro per potermi raccontare di che colore è la sua luce».
La barca era senza parole, ma sapeva di dover andare. Così, giunta ormai la notte, veleggiò oltre la baita e il gabbiano, mentre si allontanava, le disse che l’avrebbe aspettata anche per cent’anni.
E così la barchetta Graziosa, che sempre aveva navigato nella Baia Tranquilla, iniziò il suo viaggio per il Grande Mondo.
Conobbe i sette mari e le loro insidiose correnti, vide animali dalle mille forme e colori. Incontrò l’uomo e il suo inquinamento, furiose tempeste e lunghi periodi di bonaccia. Ma soprattutto parlò con chiunque e a chiunque chiese informazioni. Così conobbe il mondo attraverso chi lo abitava. Si fece moltissimi amici e da tutti si accommiatò sapendo che avrebbe conservato per sempre nel cuore il loro nome e la loro esperienza. Purtroppo, però, nessuno aveva mai visto o sentito del Circolo dei Granchi e della stella di Manash; nemmeno dell’Islanda nessuno sapeva nulla.
Alcune volte si era sentita davvero scoraggiata, poi però le tornava in mente la voce del gabbiamo e la promessa fattagli: questo le dava la forza di avanzare ancora e ancora, a volte anche solo di qualche miglio. Ma lei sapeva che anche quel poco, in quei giorni, era una grande vittoria. Poi un giorno giunse proprio dall’altra parte del mondo, aveva nostalgia della sua baia. Ma qualcosa nell’aria fresca e pungente le diede la sensazione di essere sulla strada giusta. Erano passati 49 anni dall’inizio del suo viaggio. Per una barca non sono tanti, ma neppure pochi! Ma quello era il suo giorno fortunato e, finalmente, incontrò un cavalluccio marino albino, in pensione da poco dal suo lavoro di messaggero interoceanico. Gesuino, così si chiamava il cavalluccio, non solo aveva sentito parlare dell’isola di Islanda ma ci era anche stato per una consegna qualche tempo prima e ricordava benissimo la strada. Graziosa era veramente felice e si fece dare le indicazioni per raggiungere l’isola. Godendosi il viaggio e vivendo mille e una avventura impiegò altri 49 anni per raggiungere l’Islanda. La circumnavigò piena di aspettativa e un po’ impaziente, ma non trovò i granchi. Nemmeno l’ombra di un granchio su quell’isola! Ghiaccio tantissimo e anche vulcani (che lei non aveva mai visto prima), ma nessun granchio.
Un po’ scoraggiata e anche delusa, stava per tornare indietro quando decise di fare un ultimo giro per salutare quel posto che tanto aveva cercato. Si chiese come mai il gabbiano le avesse raccontato quella che, ora, alla luce dell’assenza dei granchi sull’isola, sembrava proprio una bugia. Ma più ci pensava e più si sentiva confusa. Decise di aspettare l’alba per partire e riposarsi prima di riprendere il viaggio.
Navigando lenta incrociò un enorme squalo tigre. Lei oramai aveva l’abitudine di ascoltare tutti, ma quel giorno era sconsolata e aveva tanta voglia di parlare e sfogarsi. Tiger, questo era il nome dello squalo, conosceva bene il vasto mare e la solitudine che può dare in certi casi e la invitò a raccontare. E mentre Graziosa raccontava, lui iniziò a sorridere. Aveva un sorriso sconfinato, pieno di denti inquietanti, disposti in tripla fila. La barca un po’ si risentì che lui trovasse comica la storia del suo fallimento. E quindi, dopo un po’, chiese senza mezzi termini cosa ci fosse di così divertente.
Tiger allora le rivelò che quella dei granchi era un’antica leggenda che sopravviveva per fare scoraggiare chi fosse poco determinato. Poi le disse: «Chi non si arrende nemmeno davanti alla delusione di avere scoperto che quella dei granchi è una leggenda, come hai fatto tu decidendo di restare per una notte in più nei pressi dell’isola, allora può essere messo a conoscenza che la stella di Manash altro non è che la prima stella cadente che si osserva nella prima notte di luna piena di ogni anno». Tiger le spiegò che in Islanda il tramonto è una volta all’anno e la notte poi dura sei mesi. Ma Graziosa a quel punto era disposta ad aspettare tutto il tempo necessario per arrivare al suo obiettivo di vedere la stella. Tiger la rassicurò, il tramonto era quella notte. Si fece buio e poi lentamente la luna sorse. Era piena e bellissima. Luminosa come non mai. Graziosa stette in attesa e…
E finalmente la vide. La stella di Manash, con la sua lunga e maestosa coda, attraversò il cielo in un baleno, ma barca la vide chiaramente e allora capì. Comprese il segreto che il gabbiano non le aveva rivelato. Capì che quel segreto non era che un altro modo di dire: vita. Navigava da 98 anni, la vela si era sbiadita e non era più tanto giovane e bella come un tempo. La vernice si era screpolata e lo scafo aveva bisogno di una bella disincrostata. Ma Graziosa non si era mai sentita così bene, aveva superato 98 anni di insidie per una stella che, sebbene fosse bellissima, aveva lo stesso colore di tutte le altre. Ma quello che Graziosa notò è che non provava più paura, nessuna paura, timore di nulla. Sentì dentro di sé che la sua casa non era più solo la baia, ma tutto il Grande Mondo, che in ognuno dei 7 mari aveva tanti amici e che di ogni oceano conosceva correnti e insidie. Aveva superato la sua paura di andare per il mondo da sola e in dono si era ritrovata la libertà, la capacità di andare oltre ogni limite.
Sorridente e con la vela gonfissima di esperienze e saggezza, si diresse verso la baia. Voleva assolutamente raccontare tutto al gabbiano. Mano a mano che tornava indietro, invitava tutti a cercare il circolo dei Granchi e a cercare la stella. Dopo due anni finalmente fu di nuovo nella baia e osservò che nulla era cambiato, anche se sembrava tutto un po’ più piccolo. Il gabbiano, come se non fosse passato neanche un giorno, le si fece incontro e sorridendo chiese: «Bentornata amica, che hai da raccontare?». Graziosa sorrise e, veleggiando serena, gli rispose: «Che la libertà è figlia del coraggio, che solo io posso trovare la risposta ai miei quesiti e che la vita è felice solo superando le proprie paure». Il gabbiano rise felice e, posandosi sull’albero maestro, le disse: «Bene, saggia amica mia, ora possiamo partire insieme per nuove entusiasmanti avventure!». E insieme navigarono per altri mille anni, vivendo insieme felici e contenti!